sabato 3 aprile 2010

Leggendo l'articolo sul PLE...

Un paio di giorni fa leggevo l'articolo http://www.scribd.com/doc/12859285/Coltivare-Le-Connessioni del Prof. sul PLE (Personal Learning Environment), che mi ha fatto riflettere. Riflettere su quanto siamo restii (io per prima) ad aprirci al "nuovo", riflettere sulla nostra naturale pigrizia di adagiarsi nel consueto. Per fare un banale esempio, giusto per cominciare, ho iniziato questo blog perchè il primo anno di Medicina prevede l'esame di Informatica, altrimenti forse non mi sarei mai "buttata" in quest'esperienza NUOVA. "Che fatica" pensavo, "non sarò mai in grado, ci dovrò perdere un sacco di tempo", io che col PC non ci sono mai andata troppo d'accordo, e tantomeno con Internet. E invece, poi, ho deciso di provarci. Ed è tutta una scoperta, è tutto"nuovo", non perchè non conoscessi Internet, anzi, mi capita spesso di stare online, ma tutto si limitava a youtube, ricerche varie su argomenti più disparati, orari di treni, spettacoli, fabrizio moro, concerti, facebook. Seguendo un po' gli Assignments, mi si è spalancato un mondo NUOVO che non conoscevo. Un modo NUOVO di stare in rete, di tenere contatti, di conoscere, di diffusione delle idee, di cooperazione, e non soltanto di "passivo download" di informazioni, come invece credevo io. Tutto questo è emblematico di quanto il NUOVO spaventa e costa fatica. E come costa fatica a noi singoli, così e ancora di più alla nostra società, che purtroppo è rinchiusa nell'abitudine. Una "società scolarizzata" che toglie tempo prezioso ai ragazzi, tenendoli seduti a un tavolino a studiare inutili libri anzichè permettere loro di "coltivare" e "coltivarsi". Magari esistesse la scuola di Don Milani!! Eppure, nonostante questo, è più facile la sterile organizzazione che, a discapito della creatività, ha confini precisi e ben delineati, realtà che la metafora della "passeggiata nel bosco" ricalca perfettamente, realtà che ho sempre sostenuto, realtà di cui io per prima mi sento schiava. Qualsiasi cosa di cui non ne conosciamo i limiti ci spaventa. E' un po' come quando dobbiamo preparare un compito, un'interrogazione, un'esame, che dobbiamo assolutamente sapere quante pagine ci sono esattamente da studiare. Ed è un po' come internet, senza limiti. Internet che decidi tu stesso dove andare, cosa guardare, con chi parlare, quali informazioni ricevere, cosa seguire, così come il mezzadro decideva quali piante seminare per far fruttare il giardino del padrone. Un'altra metafora che mi ha particolarmente colpito è il titolo stesso "coltivare le connessioni". Connessioni tra persone, connessioni internet, connessioni tra pensieri, connessioni tra materie diverse. Connessioni senza ordine, connessioni in cui tutti siamo allo stesso livello, in cui ognuno di noi è un nodo che si esprime e contribuisce a costruire la rete. Quanti significati la parola "connessione"! Eppure, tutti con lo stesso PLE, tutti con la stessa vita o quasi. Persone diverse in ogni singola sfumatura, ma nello stesso clishè. Proprio nel mio secondo post parlavo di questo, tante personalità diverse dentro gli stessi abiti. Sono stata sempre sostenitrice della bellezza della diversità in ogni sua forma, perchè è questa che permette l'evoluzione, è questo il senso della conoscenza, della scoperta. Eppure si tende a omologare, a omologarsi. Mi sono anche passati per la mente alcuni pensieri del tipo "allora, se nella vita reale regna l'omologazione di persone diverse, che vita reale è?".
Ammiro il "diverso", chi ha il coraggio di distinguersi dalla massa. Forse mi sono dilungata un po' troppo, ma ho dato sfogo alle parole... per arrivare a ribadire il solito concetto: apertura degli orizzonti, libertà, diversità. Sempre leggendo l'articolo del Prof. una cosa tra tante mi è rimasta più impressa, il contributo che il singolo nodo dà alla rete. Per questo adesso mi piace l'idea del blog, e la vedo come un'opportunità per imparare ciò verso cui prima ero scettica, opportunità per seguire ciò che mi interessa, per comunicare, ma soprattutto per collaborare. Perchè ognuno ha qualcosa da insegnare. Tutti siamo in grado di collaborare. Basta solo provarci.
E' un po' come l'astenersi dal votare (visto che abbiamo appena passato le elezioni!) credendo che il proprio voto non serva, non conti nulla, quando invece è l'unico democratico diritto che ci è rimasto.
Ed è un po' come la raccolta differenziata, "se la faccio solo io, non è che ripulisco il mondo!".
Secondo me sono questi i concetti che ci dovrebbero insegnare a scuola, perchè se sapere quanti capelli aveva in testa Leopardi non ci servirà a niente nella vita, sapere invece che nel nostro piccolo possiamo collaborare è un ottimo modo, secondo me, per cominciare a stare al mondo come si deve. Concludo così questo lunghissimo (spero non noioso) post... nella speranza che tutti siamo consapevoli che qualcosa possiamo fare.


E perchè non cogliere l'occasione per fare tanti auguri di Buona Pasqua a chi casualmente è passato dal mio blog e ha letto molto pazientemente fino a qui... =)


"La prospettiva non è una speranza, la decisione che ha più importanza, la mia esistenza la voglio gestire ed è un mio diritto desiderare."
Fabrizio Moro, "Desiderare"


"Comunicare comunicare. Questa è la parola in cui confido per salvare una generazione forse anche due forse tre. Ogni uomo deve comunicare. Per resistere davvero, per capire l'emisfero, per non sentirsi solo, amare terra e cielo e trovare le parole per esprimere un disagio, un'emozione, una paura, che anche la paura più grande può svanire se trovi la forza di difendere il tuo pensiero."
Fabrizio Moro, "Non è una canzone"